Maysoon Majidi e Marjan Jamali sono due donne iraniane (Maysoon curda iraniana) che, nel 2023, sono fuggite dal loro paese per sottrarsi alla repressione del regime iraniano. Una volta arrivate in Italia, entrambe sono state arrestate con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, in particolare di essere “scafiste“. Le accuse si basano su testimonianze di altri migranti presenti sulle stesse imbarcazioni, testimonianze che in alcuni casi sono state successivamente ritrattate o risultano poco attendibili.

Il caso di Maysoon Majidi
Maysoon Majidi è una regista, scrittrice e attivista curda-iraniana di 28 anni (1996). È impegnata nella difesa dei diritti umani, dei diritti delle donne e del popolo curdo. Con il suo lavoro Maysoon ha denunciato le ingiustizie sociali e politiche. Nel 2019 scappa dal regime degli ayatollah a causa della crescente repressione del regime iraniano nei confronti degli attivisti curdi. Si reca così nel Kurdistan iracheno (Bashur). Qui ha lavorato per diverse testate, ha creato un documentario e ha continuato il suo attivismo politico, collaborando con il Komala Party of Iranian Kurdistan (Partito Comunista del Kurdistan Iraniano). Fondato nel 1969, il Komala è un movimento di opposizione al regime iraniano (opera principalmente al di fuori dell’Iran) con un’ideologia socialista che unisce la lotta per i diritti dei curdi con quella per la giustizia sociale e l’autodeterminazione.
Dopo l’assassinio di Mahsa Jina Amini nel settembre 2022, brutalmente uccisa dalla Polizia Morale iraniana per non aver indossato correttamente l’hijab, sono esplose proteste in tutto il Kurdistan e in altre regioni dell’Iran. Maysoon si è unita alle manifestazioni al grido di “Donna, Vita, Libertà” (Jin, Jiyan, Azadî), slogan con radici profonde nella resistenza femminile curda. Presto, però, ha iniziato a ricevere minacce e intimidazioni da individui probabilmente vicini al regime iraniano, che l’hanno costretta a fuggire nuovamente. Ha così deciso di partire per l’Europa.
Nel 2023, Maysoon è passata attraverso la Turchia, dove ha vissuto per oltre quattro mesi in condizioni estremamente difficili. Durante questo periodo, è stata truffata e ha dovuto pagare nuovamente per il viaggio verso l’Europa. Dopo aver raccolto circa 50.000 dollari insieme a suo fratello, è riuscita finalmente a partire per l’Italia. A dicembre 2023, è approdata sulle coste calabresi, ma il sogno di libertà si è trasformato in un incubo. A bordo dell’imbarcazione che per cinque giorni ha navigato nel mediterraneo c’erano 77 persone. Fra queste solo Maysoon è stata arrestata e accusata di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare ai sensi dell’articolo 12 del Testo Unico sull’immigrazione. L’accusa si basava sulle testimonianze di altri migranti che avevano condiviso il viaggio in barca con lei, i quali avevano riferito che Maysoon aveva distribuito cibo e acqua a bordo. Tuttavia, queste testimonianze sono state raccolte immediatamente dopo l’approdo, in momenti concitati, e i testimoni stessi sono scomparsi subito dopo, impedendo ogni possibilità di controesame. A distanza di 12 mesi queste stesse persone hanno negato le loro testimonianze. Nel frattempo, però Maysoon è stata detenuta nel carcere di Castrovillari e successivamente trasferita a Reggio Calabria per 302 giorni. Durante questo periodo, ha intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro le accuse. Nella sua lettera al Presidente Sergio Mattarella, ha scritto:
“Sono venuta in Europa con la speranza di trovare una nuova casa e una nuova vita in una Nazione in cui diritti umani, libertà e dignità dell’individuo hanno valore. Vi prego di non lasciarmi sola. La vostra azione può fare la differenza tra la speranza e la disperazione, tra la libertà e la prigionia.”
Il 22 ottobre 2024, Maysoon è stata scarcerata e accolta a Riace, in Calabria, dove è stata raggiunta dal fratello. Tuttavia, la sua vita è ancora sospesa: non può lavorare e attende con ansia la sentenza definitiva, prevista per il 5 febbraio 2025.
Il caso di Marjan Jamali
In una situazione molto simile si trova Marjan Jamali, 29 anni. Marjan è stata soccorsa insieme a un altro centinaio di persone dalle autorità italiane a fine ottobre 2023 al largo delle coste calabresi. Era fuggita con il figlio di otto anni dalla violenza del compagno e dall’oppressione delle autorità iraniane, ma dopo soli due giorni dall’arrivo a Roccella Jonica, il 26 ottobre 2023, Marjan Jamali è stata arrestata con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare, a seguito delle dichiarazioni (molto dubbie) rese da tre uomini iracheni – poi spariti – che si trovavano con lei sulla barca. Questi ultimi sarebbero stati responsabili di un tentativo di stupro nei suoi confronti, per fortuna sventato grazie a un connazionale. Dopo mesi di carcere e di disperazione, lo scorso maggio (2024) a Marjan sono stati concessi gli arresti domiciliari e ha così potuto riabbracciare il figlio. Ora si trova a Camini, in Calabria (a cinque minuti in auto da Riace) ospite della cooperativa “Jungi Mundu” in attesa del processo in corso al Tribunale di Locri. Il processo proseguirà il prossimo 20 gennaio per l’escussione di altri testimoni dell’accusa, il 10 febbraio per i testimoni della difesa. Seguiranno poi l’esame dell’imputata Marjan, la discussione e la sentenza.

Fonti:
https://left.it/2024/10/24/maysoon-majidi-scafista-in-un-bicchiere-dacqua
https://www.amnesty.it/liberta-per-maysoon-majidi-e-marjan-jamali