Life Support – Emergency – Novembre 2024
A settembre 2023 mi imbarcavo per la prima volta sulla Geo Barents con Medici Senza Frontiere, partendo per il Mediterraneo Centrale a bordo della loro nave di ricerca e soccorso. Ricordo ancora il primo salvataggio, i volti di tutte le persone che avevamo salvato. Da quel giorno mi sono promesso di raccontare ciò che accade nel Mediterraneo, di parlare di migrazioni, di diritti, di storie che spesso non hanno un volto né un nome. Di provare ad avvicinare queste storie anche alle persone più intolleranti, a coloro che pensano che aiutare non sia più un dovere, ma un crimine.
Siamo a Novembre 2024, a distanza di tredici mesi, mi sono imbarcato di nuovo, questa volta con Emergency, a bordo della Life Support. La promessa rimane sempre la stessa.
La Ventiseiesima Missione della Life Support di Emergency
Conoscete tutti Emergency. Ma forse non tutti sanno che il nome originario dell’organizzazione, creata da Gino Strada, era Emergency Life Support. La nave di ricerca e soccorso di Emergency, Life Support, operativa dal dicembre 2022, prende proprio ispirazione da quel nome. Con i suoi 51,3 metri di lunghezza e 12 di larghezza, la Life Support è in grado di accogliere fino a 175 persone, oltre all’equipaggio. È una nave incredibilmente bella, non solo per la sua struttura ma per ciò che rappresenta. Sul suo fianco campeggia una delle frasi più emblematiche di Gino Strada:
“I diritti umani devono essere i diritti di tutti gli uomini, ma proprio di tutti, altrimenti si chiamano privilegi.”
Scritta in inglese, nei colori simbolo di Emergency – rosso su sfondo bianco – è visibile anche da lontano. Per chi la scorge in mare, quella frase e quella nave sono molto più di un messaggio: sono un segnale di speranza.

Sono salito a bordo della Life Support di Emergency il 6 novembre 2024. Tornare su una nave che salva vite umane è sempre un’esperienza unica. La vita a bordo è ben organizzata, con una gerarchia chiara: ci sono la crew e lo staff di Emergency, di cui faccio parte come giornalista. I primi giorni sono stati intensi, pieni di esercitazioni, briefing e nuove regole da imparare. Tutto è strutturato nei minimi dettagli. Il nostro viaggio è iniziato con calma, ma il mare calmo nelle zone SAR libiche e tunisine ci dice già cosa aspettarci: persone in difficoltà che tenteranno la traversata. Durante le prime giornate ho imparato molto, dalle procedure di salvataggio al significato delle parole che usiamo: non “migranti” ma “naufraghi,” perché il nostro lavoro è salvare vite, chiunque esse siano.
Il Salvataggio
Ci trovavamo in acque internazionali nella zona SAR maltese. Stavamo controllando l’area da qualche ora. Durante la giornata erano stati lanciati diversi allarmi da Alarm Phone. Per chi non fosse pratico, Alarm Phone è una hotline di emergenza gestita da attivisti, che fornisce supporto ai migranti in difficoltà nel Mediterraneo, allertando le autorità e le ONG per interventi di soccorso. Mentre ci dirigevamo verso uno dei due casi, verso le 16:00, abbiamo sentito un annuncio via radio: “All Emergency Staff – All Emergency Staff – All Emergency Staff. There is a boat in distress, let’s get ready for rescue, let’s get ready for rescue, let’s get ready for rescue.”

Quando siamo scesi in acqua, ho visto mani alzarsi disperate verso di noi, volti segnati dalla paura e dalla speranza. C’erano sorrisi e lacrime insieme, un miscuglio di emozioni che parlava di sollievo e terrore. La barca in difficoltà era stata avvistata dal ponte di comando della Life Support, e ciò che ci siamo trovati davanti era l’ennesimo capitolo di un dramma umano che sembra non finire mai. A bordo c’erano persone, molte provenienti dalla Siria, un paese dove il conflitto continua a stritolare vite, anche se il mondo sembra aver smesso di ascoltare. Durante il soccorso, una ragazza mi ha sorriso e, presa dall’emozione, è scoppiata a piangere. È stato uno dei momenti più belli, ma anche più duri della mia vita.
Il salvataggio è avvenuto in acque internazionali, nella zona SAR maltese. Ma come spesso accade è l’Italia che ha coordinato le operazioni di ricerca e soccorso mentre Malta, non ha mai risposto alle nostre chiamate o alle nostre mail.
Una volta a bordo, abbiamo iniziato il processo di accoglienza: triage medico, distribuzione di coperte, acqua, e un primo contatto umano che per loro significa sopravvivenza.
Perchè andiamo a sud-est?
Avevamo da poche ore completato il primo salvataggio. A bordo della Life Support di Emergency c’erano 49 persone, tra cui sei minori non accompagnati e sei donne. Sapevano bene che non eravamo la cosiddetta Guardia Costiera Libica. Eppure continuavano a chiederci perché la nave si dirigesse a sud-est invece che a nord, verso l’Europa.
“In viaggio non pregare”, intitolava un podcast di Chora Media. Ma in mare qualcuno pregava comunque. La preghiera, nell’Islam, è rivolta verso La Mecca. Dal cuore del Mediterraneo Centrale, però, la direzione della Mecca coincide con quella della Libia (sud-est). Un posto di torture, di abusi, di violenze.Libia: un luogo di torture, abusi, violenze indicibili. La Life Support si stava dirigendo a sud-est solo perché un’altra imbarcazione era stata segnalata in difficoltà al largo delle coste libiche. Di quella barca, però, non avremmo mai avuto notizie. Nel migliore dei casi, le persone a bordo sono state riportate nei lager libici. Nel peggiore, sono disperse in mare. Tra queste due ipotesi, purtroppo, non saprei quale sceglierebbero coloro che hanno conosciuto l’inferno della Libia.

Ogni giorno qui mi ha insegnato qualcosa. Il Mediterraneo è imprevedibile, non sai mai cosa aspettarti. Ma una cosa è certa: qui si lotta per garantire un diritto che dovrebbe essere di tutti, quello alla vita. E anche se le sfide sono tante, ogni vita salvata ripaga di tutto. Grazie ad Emergency e ha tutte le altre organizzazioni che si salvano per promuovere i diritti di TUTTI. OVUNQUE.
Il 17 novembre siamo finalmente sbarcati ad Ancona, dopo cinque giorni di navigazione. Un tempo infinito, non solo per i costi elevati, ma soprattutto per ciò che significava: lasciare il Mediterraneo centrale senza una nave di soccorso operativa. Ma questa è la nuova linea del Governo.
Grazie per aver letto fino a qui. Continueremo a dare voce alle ingiustizie nel mondo, perché raccontarle è il primo passo per cambiarle. Il tuo ascolto rende tutto questo possibile.




