Il sesso è un argomento che ci appassiona, ci affascina, e dal quale ci sentiamo sempre in qualche modo presi in causa. Sia che esso rientri nei nostri abituali argomenti di conversazione, sia che si tratti di un aspetto che preferiamo tenere privato.
L’inganno della “verginità”
La verginità, in particolare, è un argomento con cui tutti ci misuriamo a un certo punto della vita, con più o meno preoccupazioni o dubbi. È necessario chiarire immediatamente che il termine “verginità” non ha alcun valore scientifico o definizione assoluta. Esso è legato soprattutto a pratiche sociali, culturali e religiose e può essere declinato in modi differenti. In questo articolo viene usato nell’accezione odierna più comune: si dice vergine una persona che non abbia avuto un rapporto penetrativo (tendenzialmente eterosessuale).
La “verginità” e la “prima volta” sono spesso accompagnate da una serie di miti difficili da scardinare. La verginità e i miti che la circondano sono usati in molti Paesi come strumento di controllo della vita, non solo di quella sessuale, ma anche professionale e sociale.
Uno dei miti che circondano la verginità è il mito dell’imene. Esso si fonda su una visione profondamente eteronormativa (secondo la quale il modello eterosessuale è l’unico da prendere in considerazione).
Il mito dell’imene
Il mito dell’imene si compone di tre false credenze:
- L’imene è una membrana che copre l’intera apertura vaginale.
- Esso si deve rompere e causando un sanguinamento durante il primo rapporto sessuale. Chiaramente è questo il punto in cui si manifesta la spiccata eteronormatività di questo pregiudizio: si intende come rapporto sessuale un rapporto penetrativo eterosessuale. Questa visione sminuisce tutte le altre esperienze sessuali possibili, che prescindono dall’orientamento sessuale dei protagonisti.
- Una volta rotto l’imene scompare e per questo è possibile assicurare valutare le esperienze sessuali di una donna controllando l’integrità del suo imene.
L’imene quindi è immaginato come una barriera, volta a proteggere una presunta purezza che verrà irrimediabilmente squarciata, spesso insieme all’integrità morale della donna.
Cos’è veramente l’imene?
L’imene è un lembo di tessuto mucoso che circonda o ricopre parzialmente l’apertura vaginale esterna, si trova circa a 1-2 cm dall’apertura stessa. Si presenta in diverse forme, spessori e con diversi gradi di elasticità. Esso non sembra avere una specifica funzione fisiologica ed è probabilmente un residuo dello sviluppo intrauterino degli organi genitali. L’imene può essere alterato non necessariamente da una prima esperienza sessuale penetrativa, ma anche dall’inserimento di prodotti per il ciclo (tamponi, coppette…). Chiaramente questo non modifica in alcun modo l’esperienza sessuale di una donna. È indicativo però osservare come spesso le confezioni di tamponi contengano, nel foglio illustrativo, una sezione dedicata alla verginità, in cui viene puntualizzato che l’utilizzo di tali dispositivi sanitari non altera il proprio “stato di verginità”.
Come è fatto?
Esistono diversi tipi di imene. Tra questi, l’imene imperforato è un caso raro e comporta un rischio per la salute, perché blocca la fuoriuscita del sangue mestruale.

L’imene non ricopre quindi interamente l’apertura vaginale, non è detto che si laceri e sanguini, non solo nel primo rapporto sessuale, ma in tutta la vita (solitamente le maggiori modifiche avvengono con il parto, ma anche questo non è un dato assoluto). È possibile quindi non sanguinare affatto, sanguinare in qualche misura durante i rapporti penetrativi (non solo e non necessariamente il primo). Tutte queste eventualità sono normali e dipendono dallo spessore e dall’elasticità dell’imene, dall’eccitazione e quindi lubrificazione della vagina. Se le perdite di sangue e il dolore sembrano eccessivi, è bene consultare un ginecologo, in quanto possono essere sintomi di alcune condizioni o patologie. In generale, la maggior parte delle donne riporta di non aver avuto perdite di sangue durante il primo rapporto penetrativo.
In conclusione, non è possibile valutare la storia personale di un individuo mediante l’osservazione dei suoi organi genitali o verificando le sue perdite di sangue in seguito a un rapporto.
Sul mito dell’imene, le studiose Nina Brochmann e Ellen Støkken Dahl hanno tenuto un intervento presso la conferenza TEDx di Oslo:
Il controllo sulle donne
Gli studi scientifici conoscono da secoli queste verità, eppure l’importanza culturale della verginità è talmente grande, che il mito dell’imene è ancora largamente presente in tutti i paesi del mondo.
Test della verginità
Ovunque infatti le donne sono sottoposte ai cosiddetti “test della verginità“, volti a verificare l’integrità dell’imene. Una ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità mostra evidenze della presenza di questi test sono state registrate in diversi paesi, compresi Afghanistan, India, Indonesia, Iran, Marocco, Sudafrica, Turchia, Gran Bretagna and Zimbabwe.
Negli Stati Uniti spesso i genitori richiedono segretamente ai medici di sottoporre le loro figlie a questi test, che non hanno alcun valore medico. Un esempio diventato famoso è quello del rapper TI che ammette di accompagnare ogni anno sua figlia da un ginecologo per verificare l’integrità del suo imene. E con orgoglio afferma che “Arrivati al suo diciottesimo compleanno, il suo imene è ancora intatto”.
In Indonesia le donne che desiderino intraprendere la carriera militare sono sottoposte a questa verifica. In diversi paesi del mondo questo test è necessario prima delle nozze o viene utilizzato come prova nel caso in cui una donna sia accusata di aver avuto rapporti prematrimoniali.
Two-finger test
Al “test della verginità” viene spesso integrato il “two-finger test” che intende verificare, per mezzo dell’inserimento di due dita, la rilassatezza della cavità vaginale, che dovrebbe essere un metro per valutare le precedenti esperienze sessuali della donna. Questo test, esattamente come il controllo dell’imene, non ha alcun tipo di validità. La vagina infatti è un muscolo che si contrae e si rilassa progressivamente durante l’eccitazione sessuale o il parto, per tornare poi tendenzialmente al suo stato iniziale. Dopo il parto e con l’avanzare dell’età è normale che il tessuto vaginale diventi meno elastico. E in ogni caso il corpo si modifica con il tempo.
Entrambi questi test rappresentano una violazione dei diritti umani e sono a tutti gli effetti delle molestie. Coloro che vi sono sottoposte, soffrono gravi conseguenze sulla salute mentale e fisica, in particolare se sono state vittime di abusi non dichiarati.
Tentativi roccamboleschi
Le donne in diverse culture, spesso si sentono in dovere di provare la loro verginità durante la prima notte di nozze, per evitare di subire le conseguenze della loro presunta infedeltà. È infatti possibile che se il primo rapporto non termina con un sanguinamento, la donna sia soggetta a violenze, che nei casi peggiori si traducono in delitti d’onore o suicidi. Al fine di scongiurare ogni problema, alcune di loro ricorrono alla chirurgia plastica, altre invece acquistano del sangue finto da spargere sulle lenzuola o si affidano ad alcuni siti web che vendono kit per finti imeni.
Superare i miti della verginità
L’OMS propone delle raccomandazioni per limitare la pratica dei “test della verginità“. Queste proposte includono il rafforzamento delle conoscenze scientifiche del personale medico, la fondazione di sistemi legislativi e politici che proteggano da questa pratica e l’informazione e mobilitazione delle comunità in cui questa pratica è diffusa. Per quanto riguarda le donne che si affidano alla chirurgia o ad altri escamotage che simulino perdite di sangue, il problema è radicato in una cultura che colpevolizza la donna e che non le permette di essere padrona del suo corpo e della sua verità.
Oltre a questi esempi, che possono talvolta apparire lontani dalla nostra realtà, il mito della “verginità” vive nella quotidianità delle persone di qualsiasi genere, e spesso causa ansie motivate da una necessità di sentirsi accettati dal proprio partner, dal proprio gruppo di amici o dalla società. La sessualità non dovrebbe basarsi su traguardi imposti da termini socialmente connotati, ma piuttosto su esperienze che, per essere vissute al meglio, richiedono conoscenze e consapevolezze.