Traffico di organi: un nemico che agisce nell’ombra

01/21 • 9 min • Copia link

Migliaia di persone ogni anno partecipano attivamente a uno dei fenomeni criminali più pericolosi e, al tempo stesso, meno conosciuti al mondo: il traffico di organi. Le mafie che lo controllano si arricchiscono sempre di più, crescendo di pari passo con l’aumento delle vittime, e diversi Paesi sono direttamente coinvolti in tale orrore. Eliminare un nemico simile è difficile, forse impossibile, ma per provarci occorre quanto meno sapere che cosa si sta combattendo.

Che cos’è il traffico di organi?

Con l’espressione traffico di organi si intende un crimine che consiste nella compravendita di organi per assicurarsi un vantaggio materiale. Organi che, dopo essere stati rivenduti a carissimo prezzo, vengono sfruttati per salvare delle vite umane attraverso i trapianti. Esiste una forma più “soft” in cui un individuo accetta di privarsi di un proprio organo dietro pagamento e una invece più brutale in cui le persone vengono gravemente lese o uccise al solo fine di prelevare organi e tessuti.

Secondo quanto riportato dalla Global Financial Integrity (GFI), circa il 10% dei trapianti di organi praticati annualmente nel mondo (tra i 120.000 e i 140.000) è illegale. La tratta di organi frutta alle organizzazioni criminali fino a 1,7 miliardi di dollari ogni anno e si colloca fra le attività illecite più redditizie in assoluto.

I cinque organi maggiormente richiesti sul mercato sono reni, fegato, polmoni, cuore e pancreas. I primi due, che possono provenire anche da donatori viventi, sono i più comuni e meno costosi. Invece, i trapianti degli altri tre hanno un prezzo più elevato perché provengono esclusivamente da donatori deceduti.

Ecco di seguito una tabella esemplificativa pubblicata dalla GFI che mostra i dati del traffico di organi nel 2014:

OrganiNumero di trapianti illegaliPrezzo a cui è stato rivenduto ogni organo
Rene7 995da 50 000$ a 120 000$
Fegato2 615da 99 000$ a 145 000$
Cuore654da 130 000$ a 290 000$
Polmone469da 150 000$ a 290 000$
Pancreas233da 110 000$ a 140 000$
TOTALE11 966da 840 milioni a 1,7 miliardi ($)

Negli anni successivi i dati si sono mantenuti stabilmente su questi valori.

Perché il traffico di organi è così sviluppato?

Il motivo principale per cui esiste questo commercio illecito è la lunghezza delle liste di attesa per avere un trapianto e l’urgenza che ne hanno molti pazienti. A causa della domanda superiore all’offerta, la disponibilità di organi non riesce a soddisfare le richieste. Ciò favorisce la diffusione di questo fenomeno, aggravato inoltre dalla complicità di alcuni Stati e da leggi in merito ben poco chiare.

Il “mercato rosso” del traffico di organi sfrutta la fame e la povertà delle popolazioni più disperate, in particolare nelle aree extraeuropee. Nel mirino dei trafficanti infatti ci sono soprattutto migranti e rifugiati che scappano dai conflitti in Medio Oriente e Nord Africa. Da una parte i rifugiati, obbligati a vivere in campi profughi, si lasciano convincere dalla promessa di soldi e di una condizione di vita migliore. Dall’altra parte i migranti, disposti a rinunciare ad un organo per un viaggio che li porti “in sicurezza” in Europa, cadono vittima dei raggiri dei trafficanti.

Espianti letali e pagamenti-fantasma

Nel 2017 un’inchiesta della giornalista Sara Lucaroni ha messo in evidenza le caratteristiche più crude e orribili di questa tratta illecita. L’età ideale dei donatori oscilla tra i 20 e i 35 anni e la grandissima parte del commercio riguarda i reni. Cliniche clandestine ospitano l’operazione, che viene eseguita in modo poco ortodosso e ha una durata nettamente inferiore a quella necessaria. Al termine dell’intervento i venditori vengono ricuciti alla bell’e meglio e mandati subito via. A causa della sufficienza dei chirurghi (spesso medici che si improvvisano chirurghi per l’occasione) le complicazioni postoperatorie sono all’ordine del giorno e per diversi soggetti si rivelano fatali.

Al donatore spettano in genere dai 3 ai 5 mila dollari, mentre l’organo rivenduto vale anche 30-40 volte tanto. Le organizzazioni criminali che gestiscono il commercio di organi e che traggono tutto il profitto si sono ingegnate per eludere qualsiasi tipo di indagine. Infatti, effettuano solo versamenti sotto i diecimila dollari, i quali tendono a non destare sospetti. La parte restante del denaro invece si muove attraverso Paesi come Francia, Germania e Stati Uniti tramite piccoli pagamenti con i servizi di money transfer, difficili da tracciare.

La situazione internazionale

A livello internazionale l’assenza di una definizione concordata del crimine limita parecchio gli sforzi per combatterlo. Il traffico di organi infatti è classificato dall’ONU all’interno del Protocollo sulla prevenzione, soppressione e persecuzione del traffico di esseri umani, firmato da e ratificato da molti Stati. Tuttavia l’ONU non possiede la forza e, soprattutto, l’autorità necessaria per costringere i firmatari a rispettare il protocollo. Quindi, sebbene in linea teorica si tratti di uno strumento giuridico vincolante, nella pratica gli Stati possono decidere autonomamente come comportarsi e che norme stabilire in merito.

Nella maggior parte dei casi gli organi comprati illecitamente sono trasformati, attraverso la falsificazione di documenti, in acquisizioni legittime. Spesso, inoltre, le vittime non denunciano questi crimini per paura, imbarazzo o anche per il timore di essere coinvolti in procedimenti giudiziari. Tutto ciò permette ai trafficanti di agire sottotraccia senza destare alcun sospetto.

In più Paesi del Medio Oriente il commercio di organi esiste da decenni e vede le persone vendere le proprie parti del corpo per somme irrisorie. Tra gli Stati dove il mercato rosso è più diffuso si segnalano Iraq, Yemen, Siria, Libia, Libano ed Egitto. Si tratta di luoghi teatri di conflitti, luoghi dove la popolazione è spinta a fare qualsiasi cosa pur di migliorare la propria condizione. In diverse aree del deserto, in particolare nella zona del Sinai, non molto tempo sono state ritrovate numerose fosse con centinaia di corpi senza parti vitali e con profonde cicatrici: una chiara testimonianza delle crudeltà perpetrate in questi territori anche ai giorni nostri.

Esistono legami con il terrorismo?

Campbell Fraser, ricercatore della Griffith University in Australia, ha dichiarato che gli ospedali egiziani effettuano una decina di trapianti illegali ogni settimana. Lo stesso avviene negli altri Paesi sopra menzionati e il loro guadagno economico è enorme. Uno dei più grandi timori di esperti e ricercatori è che queste ingenti somme di denaro servano a finanziare il terrorismo, attivissimo nei Paesi nordafricani e mediorientali.

Il territorio dove l’ombra del terrorismo aleggia più minacciosa è sicuramente l’Iraq. Fraser lo definisce «un grosso centro di raccolta di organi». Già ai tempi di Saddam Hussein molti ospedali erano specializzati in trapianti, e, dopo un periodo di relativa interruzione dell’attività, al giorno d’oggi sappiamo che molti medici iracheni residenti all’estero stanno rientrando in patria. Appare chiaro che negli ultimi tempi in Iraq ci sia stata una crescita esponenziale del mercato rosso che ha costretto le organizzazioni di trafficanti a contattare decine di esperti in operazioni chirurgiche. Questi sembrano aver risposto positivamente a quella che con tutta probabilità non è stata una semplice richiesta, ma una vera e propria imposizione da parte del governo di Baghdad.

Inoltre, di recente gli Stati Uniti hanno reso pubblica una particolare legge (in arabo fatwa) diffusa in Iraq che autorizza l’estrazione di organi su prigionieri e infedeli, sia prima che dopo la morte. Alcuni analisti iracheni sostengono che nella città di Mosul diversi condannati a morte hanno subito numerosi prelievi forzati di sangue, espianti di cornee e di altri organi. Si sono diffuse ulteriori notizie in merito, come l’uccisione di 12 medici che rifiutavano di eseguire queste operazioni o i ritrovamenti di decine di cadaveri con profondi tagli e con gli occhi strappati. Notizie mai realmente accertate ma che associano la minaccia dell’Isis ad un’altra, gravissima, atrocità.

Internet: la nuova frontiera dell’orrore

Negli ultimi anni, il traffico di organi ha vissuto una crescita esponenziale grazie a internet. A partire dal 2010 infatti Facebook e Twitter sono divenuti i principali canali di contatto tra acquirente e venditore. Nei social network sono sempre più numerose le pagine che ospitano annunci, soprattutto provenienti da Libano, Siria, Turchia, Marocco ed Egitto. Il tariffario è in bella vista, in modo che l’interessato sia subito informato su ciò che più gli preme: la cifra che gli spetta.

Lo sbarco della tratta su internet ha coinvolto ancora di più soggetti già vulnerabili come profughi, migranti, famiglie povere e persino molti giovani senza lavoro. Per queste persone contattare un acquirente è diventato molto più semplice e la trattativa ha possibilità di iniziare malgrado l’assenza di un intermediario, figura essenziale negli affari dal vivo che ha diritto a un’altissima percentuale della somma pattuita tra i due contraenti.

Le misure di contrasto al traffico di organi

Solamente negli ultimi vent’anni numerosi Paesi hanno manifestato l’intenzione di istituire uno strumento giuridico internazionale vincolante per porre termine a questo crimine. Il Protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Oviedo sui diritti umani e la biomedicina (1997), che riguarda il trapianto di organi e tessuti umani, è stato il primo vero passo per garantire all’uomo di salvaguardare la propria dignità di fronte a tale pratica.

La posizione ufficiale della comunità dei trapianti e delle società scientifiche è però stata espressa solo alcuni anni dopo, nella Dichiarazione di Istanbul del 2008. Per l’occasione più di 150 ricercatori scientifici di 78 Paesi diversi hanno concluso che i trapianti a fini commerciali e il traffico di organi sono attività illecite e vietate.

Ciò ha dettato la via verso il primo trattato internazionale, che è stato firmato nel 2015 a Santiago di Compostela dall’Italia e da altri 13 Paesi del Consiglio d’Europa. Si tratta di una presa di posizione che impone agli Stati firmatari di condannare come reati le attività di prelievo, trapianto, trasporto, importazione, esportazione e preservazione di organi.

Tuttavia, malgrado i costanti sforzi degli organismi internazionali e di varie ONG, il traffico illecito di organi continua a crescere in maniera preoccupante. La battaglia infatti sembra essere persa in partenza dal momento che si ha a che fare con l’estrema urgenza del richiedente e gli Stati favoreggiatori traggono enormi vantaggi economici dalla compravendita di organi tra privati. Vantaggi di cui non sono per nulla disposti a fare a meno.

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di Francesco Esile