Che problemi ha la democrazia

04/20 • 6 min • Copia link

La “democrazia” è un sistema di governo in cui la sovranità è esercitata dal popolo, ma nel ragionare sul concetto moderno di democrazia, la definizione letterale può trarci in inganno. Nella pratica, infatti, la democrazia non ha una definizione univoca, essa si manifesta in tante differenti forme di Stato, che hanno l’obiettivo comune di dare al popolo il potere di governare.

La democrazia, per un lungo periodo, ha riscosso un enorme successo, arrivando a conquistare più della metà della popolazione mondiale. Ma da circa 15 anni ha smesso di diffondersi, alcuni stati democratici si sono rivelati antidemocratici e l’insoddisfazione per questa forma di governo ha iniziato a diffondersi nella popolazione mondiale.

I problemi

Innanzitutto, il trend di crescita è rallentato perché negli ultimi anni molti dittatori stanno impedendo la nascita della democrazia nel loro Paese. La Cina, ad esempio, ha istituito lo Stato di diritto, cioè il principio secondo il quale è la legge, e la sua certezza, a governare uno Stato e non l’arbitrio di un individuo. Ha inoltre promosso lo sviluppo di una società civile, ovvero un insieme di organizzazioni che possono essere pubbliche o private e si occupano sia di finanziare progetti di altre organizzazioni che di portarne avanti di propri. In questo modo, alcune istituzioni tipiche della democrazia aumentano la soddisfazione dei cittadini e proteggono il sistema autoritario dalla volontà popolare. E dove non arrivano le iniziative democratiche, arriva la repressione violenta.

Ma a remare contro la diffusione della democrazia ci sono anche alcuni leader forti che, eletti dal popolo, stanno adottando strategie per distruggere dall’interno i sistemi democratici: è accaduto in Russia, in Ungheria, in Turchia. Il Venezuela è stato un paese democratico per 40 anni, fin quando Hugo Chávez, acclamato dal popolo, si è proclamato unico suo rappresentante, accrescendo il suo potere e governando senza controlli.

Come si può distruggere sistemi di governo così stabili?

L’insoddisfazione del popolo

Nessuno “calo” di democrazia sta avvenendo a seguito di invasioni e colpi di Stato. Tutto avviene a piccoli passi, semplici strategie dei leader per mettere la società contro il sistema democratico.

Un’importante indagine dell’Università di Cambridge ha evidenziato come il livello di insoddisfazione per la democrazia non sia mai stato così alto. I ricercatori hanno analizzato 25 anni di indagini di opinione (per 154 paesi del mondo) e calcolato un aumento dell’insoddisfazione generale dal 48% al 58%, un record. Questo, se ci pensiamo, è sotto i nostri occhi tutti i giorni. Quante volte avete sentito qualcuno dire, lamentandosi dei risultati elettorali, che il diritto di voto andrebbe limitato? Quante volte avete sentito dire che “servirebbe una dittatura”?

Ciò che realmente emerge dalla ricerca è una profonda differenza di trend tra diversi paesi. In alcuni la fiducia è precipitata, in altri è rimasta stabile mentre in altri è addirittura aumentata. Da questa varietà è stato possibile trarre alcune conclusioni sui fattori di influenza. L’aumento dell’insoddisfazione si è manifestato nei paesi più sviluppati ed è avvenuto, in generale, in seguito alla grande recessione tra il 2007 e il 2013. In particolare, nei paesi che hanno avuto più difficoltà ad uscire dalla crisi, è diminuita nei cittadini la fiducia nel sistema.

Tra i fattori emerge l’aumento, nei paesi occidentali, dell’utilizzo di particolari “trucchi” poliitici. Negli Stati Uniti, ad esempio, è ormai stata studiata e documentata la pratica del “gerrymandering“, cioè la modifica strumentale dei confini di un collegio elettorale allo scopo di ottenere la maggioranza dei seggi in assenza di una maggioranza di voti. Queste strategie, talvolta supportate da sistemi elettorali maggioritari, che lasciano poca rappresentanza a chi perde le elezioni, contribuiscono ad aumentare nei cittadini la sensazione di impotenza.

Un altro tema che emerge dalla ricerca è quello della polarizzazione.

La polarizzazione della politica

La polarizzazione è l’ostilità degli elettori nei confronti dei partiti politici avversari. Un’azione politica “polarizza” il proprio elettorato quando mette in luce un nemico o attacca l’avversario. Si polarizza la discussione giudicando un avvenimento politico non sulla base su ciò che è realmente accaduto, ma sulla base dei propri valori. Ricercatori californiani hanno osservato come spesso, di fronte ad uno stesso avvenimento, due persone possono avere due interpretazioni assolutamente opposte e non basate sulla razionalità.

Cavalcare la polarizzazione alimenta nell’elettorato la paura nei confronti degli avversari e porta a preferire la protezione dei propri interessi a discapito della democrazia. I sostenitori di Putin in Russia temono l’occidente e i gay, mentre i turchi sostenitori di Erdogan temono che i laici possano imporre un governo militare. Nel linguaggio di molti politici italiani si leggono attacchi ad avversari e messaggi di paura.

La polarizzazione politica può essere alimentata direttamente, con linguaggi aggressivi e rivolti ad avversari, o indirettamente, assumendo atteggiamenti fuorvianti per i cittadini. Il populismo è un atteggiamento che accresce l’avversione del popolo per la democrazia.

Il populismo

Nella moderna accezione, un movimento è definito populista quando si pone come rappresentante degli interessi della popolazione contro quelli della classe dirigente. Il populismo promuove spesso l’idea che il potere, in una democrazia, appartiene al popolo e che esso debba riappropriarsene, nel momento in cui gli venga sottratto da un élite. Questa idea, pur sostenendo apparentemente la democrazia, la indebolisce, causando un’insoddisfazione nei cittadini, i quali si sentono costantemente privati dei propri diritti.

Perché attribuire il potere al popolo dovrebbe indebolire la democrazia? Dove sta il problema? L’abbiamo detto all’inizio: la definizione letterale di democrazia trae in inganno se stiamo ragionando su ciò che rappresenta oggi la democrazia. I fondamenti delle attuali forme di governo, infatti, vanno ben oltre al semplice “potere al popolo”. Oltre al fatto che il potere del popolo è esercitato indirettamente, attraverso dei rappresentanti, il nostro Stato si regge sul principio della separazione dei poteri: al fine di garantire il rispetto della legalità e limitare i fenomeni di corruzione e abusi, il potere è diviso tra diverse forze.

Lo Stato Italiano si regge sull’equilibrio di diverse forze: il popolo, il Parlamento, il Governo, il Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale hanno ruoli ben precisi e non possono mai prevaricare l’uno sull’altro. Alcuni strumenti permettono, ad esempio al Governo e al popolo, di “aumentare” temporaneamente il proprio potere, intervenendo sull’emanazione delle leggi, prerogativa del Parlamento. Sarà compito delle altre forze democratiche, ristabilire l’equilibrio.

Sminuire, ad esempio, il ruolo della magistratura, in cui risiede il potere giudiziario, in nome della volontà del popolo, significa distorcere il concetto di democrazia, attribuendo al popolo un potere che, per principio, non può avere. Questo atteggiamento di distorsione della realtà, attrae i cittadini (chi non desidererebbe un maggior potere?), ma crea frustrazione e sfiducia per la democrazia.

La cultura democratica

Winston Churchill disse: “Nessuno ha la pretesa che la democrazia sia perfetta o onnisciente. Infatti, è stato detto che la democrazia è la peggior forma di governo ad eccezione di tutte le altre forme che sono state sperimentate di volta in volta”. È vero, la democrazia non è perfetta e per questo si evolve di continuo. Per questo molti filosofi e pensatori concordano sull’importanza, all’interno di una nazione, della cultura democratica, che va insegnata e mantenuta costantemente viva, perché senza di essa nessuno Stato può essere una vera democrazia.

di Davide Magnaghi