Perché gli USA hanno solo due partiti

10/20 • 7 min • Copia link

Fra pochi giorni ci saranno le tanto attese elezioni americane. Come ogni anno, gli spot elettorali, i dibattiti, le convention hanno attraversato l’oceano e sono arrivati fino a noi. L’esisto di queste elezioni ci toccherà ancora più da vicino. Per questo motivo è utile cercare di capire come funziona l’America e in particolare, le sue elezioni. Naturalmente, è ancora troppo presto per dire chi vincerà, ma una cosa è sicura: sarà o dei Repubblicani, o dei Democratici. Perché gli USA hanno due partiti soltanto?

Una terza scelta esiste

Gli elettori americani possono scegliere di votare altri partiti che non siano quello Repubblicano o quello Democratico. Prima che questi due fossero i maggiori partiti infatti, lo erano quello Democratico e il Partico Whig, prima ancora sempre quello Democratico e il Partito Repubblicano Nazionale. C’è stato anche un altro prima ancora, con i Democratico-Repubblicani e i Federalisti. Insomma, nella storia americana non ci sono sempre stati solo i Repubblicani o i Democratici.

I Terzi: da Roosvelt a Sanders

Per chiarezza, chiameremo i partiti non principali, “i terzi“.Questi sono spesso ignorati da chi non conosce direttamente l’America o non se ne interessa più di tanto, ma esistono e in alcuni casi sono stati anche fondamentali. Pensate che nelle elezioni del 1912, Theodore Roosevelt, che oggi conosciamo come popolare ex-presidente americano, si propose come candidato di terzo partito e riuscì perfino ad arrivare secondo.

I terzi sono sempre stati attori minori nella politica presidenziale americana. Si presentavano alle elezioni qualche volta, ma senza mai aver davvero tante possibilità di vincere. Anche per quanto riguarda i seggi del Congresso il loro ruolo è sempre stato molto marginale. Vi basti pensare che dalla seconda guerra mondiale, solo 2 membri su 535 non appartenevano al Partito Democratico o a quello Repubblicano.

Come sempre però, esistono le eccezioni. Una delle eccezioni più grandi è sicuramente Bernie Sanders. Sanders è stato eletto dal Congresso come indipendente e quest’anno ha provato a scalare la vetta verso le presidenziali.

Quando i terzi diventano importanti

I terzi, nonostante siano per noi quasi invisibili, possono avere una grande importanza all’interno delle elezioni americane. Possono per esempio puntare a far fallire le campagne elettorali degli altri, oppure possono provare a influenzare il risultato nazionale.

Un grande esempio di questo fenomeno è George Wallace. Wallace nel 1968 abbandonò i democratici e si candidò all’American Indipendent Party. Il suo obiettivo non era quello di diventare presidente, sapeva che sarebbe stato impossibile, voleva invece rubare la maggioranza nei collegi elettorali della vecchia confederazione. Allora i due favoriti erano Richard Nixon e Hubert Humphrey.

Un altro ambizioso candidato fu John Anderson. Presentatosi alle primarie repubblicane del 1980 come indipendente, il suo unico scopo era quello di moderare il grande conservatore Ronald Reagan. Anderson ottenne il 6% dei voti, catturando più che altro, il consenso dei democratici che non appoggiavano Jimmy Carter.

La potenza del sistema bi-partitico

La politica americana ha la fama di essere molto rigida. In effetti, appena un terzo partito prova ad organizzarsi e a crescere, questo viene subito inghiottito dai due più grandi. Un esempio è il caso di Bernie Sanders, che nonostante fosse indipendente è stato subito assorbito dai democratici.

Perché succede? La risposta è che il sistema politico americano è fatto per due grandi partiti. Per capire meglio la logica dei due partiti, dobbiamo spiegare in modo semplice e veloce come funzionano le elezioni americane (argomento che approfondiremo più avanti in un altro articolo).

In parole semplici, negli Stati Uniti c’è una repubblica presidenziale, questo vuol dire che chi va a votare vota per il candidato che vuol far diventare presidente. Chi vuole diventare presidente, deve avere la metà più uno dei collegi elettorali, cioè 270. Ogni Stato ha il suo numero di collegi elettorali, e qui arriva la parte importante. Possiamo dire che la modalità delle elezioni presidenziali si basa sul presupposto che, il candidato che arriva per primo, si prende tutti i collegi.

Le elezioni americane con tre partiti

Per capire meglio questo concetto, facciamo un semplice esempio. Lo stato della Florida ha 29 collegi, ipotizziamo che ci sono tre candidati. Il Partito Repubblicano prende il 40% dei voti, il Partito Democratico il 35% dei voti e il terzo partito, il restante 25%.

A questo punto, potremmo pensare che i collegi elettorali vengano distribuiti proporzionalmente a tutti tre i partiti, ma in America non funziona così. I collegi andranno tutti al Partito Repubblicano con il suo 40% dei voti, nonostante la maggioranza della popolazione (il restante 60%) abbia votato per il contrario. E’ proprio per questo motivo che ci sono solo 2 partiti.

Quindi perché gli USA hanno due partiti?

Immaginiamo delle elezioni dove il terzo partito (quello del 25%) invece di candidarsi da solo decidesse di supportare il Partito Democratico che a quel punto, dal 35% salirebbe al 60%. Tutti collegi andrebbero a lui. A differenza di prima, la maggior parte degli elettori ha votato proprio il Partito Democratico. Anche se, noi non ci dimentichiamo che quegli elettori in principio volevano votare il terzo partito.

Il fatto è che gli elettori del terzo partito non volevano proprio che vincessero i repubblicani. Per questo motivo hanno deciso di “tapparsi il naso” e fare un voto utile.

A questo punto, dovrebbe essere un po’ più chiaro perché in America ci sono solo due partiti. In ogni caso, ce lo spiega meglio il sociologo francese Maurice Duverger che negli anni ’50 elaborò la “legge di Duverger“. Questa teoria afferma che i terzi non possono competere, perché non c’è alcun premio per aver guadagnato il 25% dei voti. Questo porta gli elettori a scegliere i candidati che hanno maggiori possibilità di vincere. Di conseguenza, i partiti cercano di allargare il loro consenso almeno a metà elettorato. Ora che abbiamo capito perché gli USA hanno due partiti, dobbiamo capire i problemi di questo sistema.

Che problemi ci sono?

Probabilmente alcuni di voi, abituati alla nostra democrazia e alle nostre elezioni, avranno pensato che il sistema americano non sia giusto. Perché il Partito Repubblicano avrebbero dovuto avere tutti i collegi se il 60% degli elettori non lo voleva? Perché gli elettori del terzo partito sono stati costretti a votare per i Democratici pur di non far vincere i Repubblicani?

Questo è un po’ il problema del sistema americano a due partiti che, per come siamo abituati a pensare noi, pecca un po’ di democrazia. Tuttavia, molti ritengono che questo sistema sia molto democratico, perché per vincere, i partiti americani devono appellarsi a una grande fetta della popolazione.

Questa affermazione è stata da altri contestata, ricordando i voti che sono stati presi da Trump nel 2016. Trump è stata la scelta di 14 milioni di americani che lo hanno votato alle primarie repubblicane. Dobbiamo ricordarci che l’America ha 230,6 milioni di aventi diritto il voto. Quindi alle primarie, Trump è stato scelto solo dal 6% di questi. Sollevando questi dati quindi, i partiti americani non devono avere grandi voti per vincere, ma solo convincere un quarto della popolazione in età di voto.

Quanti americani vanno a votare?

L’affluenza alle urne americane è del 40% a metà mandato. Molti cittadini statunitensi infatti, non solo non si sentono chiamati in causa da nessuno dei due partiti, ma ritengono il loro voto inutile. Una sfiducia nel voto, porta naturalmente alla sfiducia verso la democrazia. Infatti, è stato provato che la maggior parte delle persone che non si fidano più della democrazia, sono proprio coloro che non si identificano né nel Partito Repubblicano, né in quello Democratico.

Leggi anche: l’evoluzione dei partiti americani

di Micaela Asia Foti