La crisi del giornalismo e il ruolo di Internet

04/20 • 6 min • Copia link

Il mondo sta cambiando. Il giornalismo è in crisi e nuovi canali di informazione nascono tutti i giorni. Come ci si informa oggi? Cosa ci aspetta in futuro? Quello che stai per leggere è uno di una serie di approfondimenti dedicati al mondo dell’informazione:

I licenziamenti

Tra il 1970 e il 2016, circa 500 quotidiani americani hanno cessato di esistere. Negli Stati Uniti, si stima che il 15% dei giornalisti sia “scomparso” tra il 2005 e il 2009, e da allora i tagli non sono stati interrotti. Tra il 2017 e il 2018, un terzo dei giornali della nazione ha fatto ingenti licenziamenti. Nel 2019, in una sola settimana di gennaio, alcune tra le testate giornalistiche più affermate hanno dovuto licenziare più di 1000 giornalisti.

“Non piangerei per la chiusura di una fabbrica di scarpe o di una ferrovia di derivazione”, ha detto Heywood Broun, fondatore della American Newspaper Guild, “ma i giornali sono diversi”.

“Per la prima volta nella storia moderna, siamo costretti a chiederci come sarebbe la nostra società senza notizie attendibili”, ha detto Alan Rusbridger, caporedattore del The Guardian.

Da molti anni, il settore dell’informazione sta affrontando una vera e propria crisi. Molti esperti parlano di “era buia del giornalismo”. A cosa è dovuta questa crisi?

La rivoluzione di Internet

I nuovi media offrono ai giornali numerose possibilità. Ad esempio, la velocità con la quale è possibile correggere un errore. Attraverso il digitale questo viene fatto in pochi minuti. Inoltre, grazie ad internet, un articolo di giornale può raggiungere in tempi brevi tutto il mondo.

Tuttavia, internet non porta con sé solo vantaggi, ma anche difficoltà. I giornali cartacei hanno dovuto imparare ad adattarsi ai nuovi mezzi di comunicazione. Inoltre, come vedremo più avanti, grazie alla smisurata mole di fonti e informazioni presenti in rete, sono diventati necessari principi etici sempre più saldi.

Proveremo a mettere insieme alcune delle conseguenze del passaggio ad internet che l’informazione deve affrontare.

La superficialità delle notizie

Con il passare del tempo, i quotidiani cartacei hanno cominciato a cambiare, diventando sempre più piccoli, con colori sempre più forti e immagini sempre più grandi. In questo modo, è stata esaltata la logica dell’immagine, a discapito del valore della parola. Immaginiamo articoli fatti tutti uguali, con le stesse pagine monografiche e gli stessi titoli ad effetto. È evidente che assumeranno lo stesso valore il mal di pancia di un calciatore e il triplice omicidio in una villa.

Con l’avvento di Internet questo fenomeno si è aggravato. La logica del digitale ha portato allo spacchettamento di una notizia in più “articoletti”. Questo cambiamento è causato dalla limitatezza dello schermo di uno smartphone che, per sua natura, impone notizie brevi. Per questo motivo si tende a inserire in un articolo numerosi link, che portano ad altri articoli, correlati alla stessa notizia.

Che conseguenze ha tutto questo? Le notizie sono diventate brevi e superficiali. Non c’è spazio per i dettagli, non c’è spazio per approfondire. Per queste ragioni, la cultura digitale, così rapida e visiva, rischia di compromettere le capacità di ragionare e verificare. In poche parole, mette a rischio tutte le attività alla base del giornalismo.

Imbarbarimento dell’informazione

Come già accennato, su internet tende a vincere la violenza delle immagini e delle parole, nel tentativo di ottenere ascolto. Tutti urlano per sovrastare le voci degli altri, aggiungendo qualche particolare in più alle vicende, per renderle più originali e interessanti. È diventato necessario emergere tra notizie tutte uguali tra loro.

Questi elementi hanno portato a un fenomeno chiamato “imbarbarimento dell’informazione“, costituito da due fattori. Il primo è l’idea crescente che una notizia, per incuriosire e attirare più delle altre, deve intrattenere. Gli articoli devono dare spettacolo, per questo si parla anche di “spettacolarizzazione dell’informazione”. Il secondo consiste nel fatto che con Internet è aumentato il numero testate in rete, rette spesso da un solo responsabile. Con la crescita di queste, è aumentata la necessità di riempirle di notizie nel minor tempo possibile.

Come si aumenta la quantità di notizie? Con la logica del copia e incolla. Tutto ciò che si può copiare e incollare, viene copiato e incollato, a discapito dell’etica giornalistica e delle leggi sul copyright. In questo modo si genera una vera e propria cannibalizzazione dell’informazione. Ci sono intere testate che riportano articoli, interviste e opinioni, rubati da altre, senza minimamente citare la fonte.

Vince il più veloce

Come sappiamo, la velocità è fondamentale nel giornalismo. Se pubblichi una notizia un’ora dopo che questa è stata diffusa in rete, probabilmente non interesserà a nessuno. Con internet, i cittadini vengono informati in tempo reale, per questo motivo la tempestività è tutto.

Il problema che nasce da questo presupposto, è che i giornalisti cominciano ad utilizzare la rete come fonte privilegiata. Dobbiamo considerare che, per confrontare varie notizie e capire quale sia la verità, ci vuole molto tempo. Tuttavia, non farlo potrebbe portare alla pubblicazione di articoli inesatti o incompleti. La rapidità, quindi, porta a togliere del tempo alla riflessione della notizia e al controllo delle fonti.

Secondo la deontologia giornalistica, è meglio che una notizia sia pubblicata mezz’ora dopo, ma che sia veritiera ed esaustiva. Purtroppo però, questo spesso non accade.

Siamo tutti giornalisti

Internet consente a chiunque di “fare informazione”. Sono numerose le persone che, pur non avendo nessuna qualifica di giornalista, vivono di divulgazione di informazioni e notizie.

Questo è reso possibile dai numerosi strumenti che offre la rete. Basta trovarsi sul luogo di un incidente stradale, tirar fuori il telefonino e fare un video, per diventare cronisti. Inoltre, chiunque nella società in cui viviamo può rendere pubbliche le sue opinioni e diffondere le notizie. Basta aprire un proprio sito web o creare un profilo social. In questo modo, le persone diventano editori, direttori e giornalisti, senza appartenere ad alcun Ordine professionale.

Il fenomeno descritto è chiamato “citizien journalism” e si sta sviluppando su molteplici piattaforme, da YouTube, ai social network e ai podcast, oppure attraverso i blog. È stata proprio la nascita ed il successo dei blogger a favorire l’allontanamento del pubblico dal giornalismo mainstream.

Dobbiamo considerare che in molti Paesi, chiunque può essere giornalista, a patto che scriva seguendo le regole giornalistiche e pubblichi articoli per un giornale autorevole. In Italia invece, sono le regole deontologiche a differenziare chi è giornalista professionista da chi non lo è.

La fonte principale di questo approfondimento è il libro “La deontologia del giornalista ai tempi dell’informazione digitale” di Michele Partipilo.

Per approfondire

Il mondo sta cambiando. Il giornalismo è in crisi e nuovi canali di informazione nascono tutti i giorni. Come ci si informa oggi? Cosa ci aspetta in futuro? Quello che hai letto è uno di una serie di approfondimenti dedicati al mondo dell’informazione:

di Micaela Asia Foti