Non solo smog: anche gli edifici inquinano

10/21 • 6 min • Copia link

Ecco perché è importante conoscere l’edilizia sostenibile

Gli edifici inquinano tanto quanto l’industria alimentare, il fast fashion e la mobilità. Eppure se ne parla poco. Le ricerche europee dimostrano che il 79% dei nuclei familiari in tutta Europa vorrebbe poter tener conto degli aspetti ambientali nell’affitto o nell’acquisto di un immobile. Tuttavia, nonostante la tabella di marcia europea sia cristallina su questo argomento, scarseggia la diffusione di informazioni di qualità che consentirebbero di riuscire a distinguere tra una casa costruita nel rispetto di alcuni principi da una, invece, che si “vende” solo come tale. Il risultato? Complice il Superbonus – che ha dato un’impennata non sempre virtuosa all’intero settore edile -, molte famiglie credono di aver ristrutturato o costruito una casa ecologica, quando in realtà non è così!

C’è, per caso, del greenwashing anche in questo settore?

Per cominciare a prendere consapevolezza del problema, prendiamo carta e penna e snoccioliamo un po’ di dati. Secondo un rapporto pubblicato ad aprile da Legambiente, dal settore residenziale proviene il 53% delle emissioni di PM10, dagli edifici il 18% delle emissioni climalteranti. Questo vuol dire che il settore edilizio è responsabile, nel silenzio generale, di: emissioni di anidride carbonica, anidride solforosa e biossido di carbonio. Tutti gas che contribuiscono a inquinare le nostre città e a surriscaldare il Pianeta. Per completare il quadro, se aggiungiamo che l’industria del mattone finisce con l’inghiottire – tra le altre cose -, anche un sesto dell’acqua dolce, un quarto del legname del mondo e contribuisce all’erosione e al deterioramento fisico del suolo al punto da pregiudicarne i processi biologici: ecco spiegato cosa c’è che non va e perché vale la pena investire energie nel reperimento di corrette informazioni al riguardo.

In un clima di dibattito, scioperi e manifestazioni ancora aperte, in cui sotto accusa finiscono perlopiù le industrie più visibili e chiacchierate, Penshare invece si domanda: “Che soluzioni sta adottando questo comparto per offrire risposte adeguate al problema? Quali sono le linee che il settore deve seguire per cambiare rotta?”. 

E ancora: “Cosa dobbiamo sapere “noi” prima di scegliere casa? Quali sono i criteri che ci consentono di giudicare un edificio sostenibile nella sua globalità?”

Yari Cecere

Abbiamo girato le nostre domande al 27enne Yari Cecere, CEO della Cecere Management, holding attiva nello sviluppo di complessi immobiliari innovativi nonché Future Leader ISPI Milano, inserito da Forbes America tra i 30 under 30 che cambieranno il mondo. Ecco che cosa ci ha detto!

“Smart City? Prima bisogna lavorare su edifici obsoleti e inefficienti

«Partiamo dal presupposto che in Italia abbiamo il 74% del patrimonio abitativo vetusto e mal conservato con conseguenze pesanti in termini di consumi energetici, sprechi, bollette alte ed emissioni inquinanti. Prima ancora di costruire progetti futuristici, a ridosso di vecchi quartieri, c’è quindi da prendere in seria considerazione il bisogno urgente di interventi di riqualificazione come strumento per città ad emissioni zero. Ed è in questa direzione che devono andare gli obiettivi degli operatori del settore dello sviluppo immobiliare».

“Recupera, riutilizza, ricicla, riduci: la pratica delle 4 R”

«Per cambiare rotta sono due i grandi macro-temi. Riusa, ricostruisci, restaura: suoli, edifici già esistenti, componenti edilizi. Dall’altro lato riduci: energia, acqua, emissioni inquinanti. Queste, a grandi linee, le leve strategiche da seguire per portare avanti un disegno sostenibile».

Un fotovoltaico? Non fa una casa “Green”

«Un buon progetto casa si basa su rapporti equilibrati tra uomo, edificio, ambiente. Per costruire e per abitare si impiegano risorse che il pianeta mette a disposizione ma che sono destinate a finire o che devono rinnovarsi. Una casa ecosostenibile non è soltanto o non è “semplicemente”, come molti spesso pensano, una casa immersa nel verde o che utilizza pannelli fotovoltaici. Affinché un immobile sia realmente sostenibile, sono necessari una serie di parametri e interventi superiori».

Per esempio?

«Le case che rispettano l’ambiente sono, in primo luogo, abitazioni in grado di garantire risparmio grazie a un uso razionale delle risorse, il che richiede uno sforzo economico maggiore in fase di acquisto, ma che viene poi ammortizzato nel corso degli anni. Quando parliamo di casa sostenibile, facciamo riferimento a un’abitazione che incarna i principi della bioedilizia. Che sfrutta quindi: fonti rinnovabili, elettrodomestici e illuminazioni intelligenti, tecnologie IOT e intelligenza artificiale, una buona coibentazione, riscaldamenti a pavimento, infissi e vetrate efficienti, superfici esposte a Sud volte a minimizzare lo sforzo di climatizzazione sia invernale che estiva».

«Non tutti sanno, infatti, che il calore che utilizziamo d’inverno o il fresco che ci occorre d’estate è spesso causa di una casa poco efficiente. Un male che si ripercuote sull’ambiente perché i sistemi di riscaldamento sono tra i principali responsabili dell’inquinamento delle nostre città. I dati ci dicono che il settore residenziale è responsabile del 40% di CO2 contro il 10% della mobilità veicolare, questo, nonostante le proposte per decarbonizzare il riscaldamento degli edifici. Nella sua globalità, invece, un edificio può essere valutato smart, quindi effettivamente ecologico, quando – tra le varie cose -, non manca un’attenta gestione della raccolta delle acque piovane. Non mancano spazi verdi, quando non solo è in grado di abbattere i gas serra, ma fa di più: contribuisce a neutralizzarli».

“Edifici come boschi: il greenbuilding depura l’aria”

In che modo? Come può un edificio abbattere gli inquinanti? «Attraverso prodotti cementizi, di nuova generazione, che migliorano la qualità dell’aria e decompongono lo sporco presente sulle pareti. È quello che facciamo con la nostra azienda: utilizziamo, sugli edifici di nuova costruzione, facciate dalle eccezionali capacità mangia-smog che, grazie al processo di fotocatalisi, attivato dal biossido di titanio (un pigmento bianco che funziona come catalizzatore in alcune reazioni chimiche), accelerano i processi di ossidazione già esistenti in natura, favorendo la trasformazione di sostanze organiche e inorganiche nocive in composti innocui. Per capirne l’importanza, basti pensare che 1000 mq di una superficie del genere equivalgono a circa 100 alberi caducifoglie in grado di eliminare gli ossidi di azoto (NOx) emessi da 70 automobili nel corso di un’intera giornata».

“Greenwashing: conoscerlo per evitare inganni”

«Comprare o affittare casa non è come acquistare una maglietta. Non è né facile, né economico ed è, prima di tutto, un atto di fiducia nei confronti del developer e oggi, come per tutti gli acquisti, è un atto di responsabilità e consapevolezza nei confronti del pianeta! È bene documentarsi “prima” sulla storia e sulle reali professionalità, oppure, è opportuno farsi seguire non soltanto durante la fase di arredo e personalizzazione, ma anche durante la fase di compravendita da chi può comprendere gli standard e i segni distintivi che si trovano nell’anima dell’edificio e non sono visibili a un occhio inesperto».

«Parlare di sostenibilità del comparto edilizio è diventata un’urgenza. Non abbiamo un pianeta “B”, per questo, a noi “addetti ai lavori” spetta il compito di “educare”, al fine di fornire un vademecum indispensabile per dirottare i risparmi di una vita da attività che utilizzano solo claim, verso altre che si impegnano a garantire una nuova economia».

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di Daniela Iavolato