Come cambieranno i rapporti tra USA e Cina

11/20 • 5 min • Copia link

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Dopo aver analizzato cosa dovrà affrontare Biden sul versante europeo, ora cercheremo di capire come cambieranno i rapporti tra USA e Cina. Archiviato l’esito delle elezioni, e dopo aver stretto la mano – virtualmente – a Joe Biden, spostiamo il focus sulle conseguenze dell’imminente cambio della guardia a Washington.

La parte più controversa che Donald Trump ha lasciato al democratico è, senza ombra di dubbio, il controverso rapporto con la Cina. La “Twitter diplomacy” che sbandierava l’intrinseco concetto di “America First” ha infatti ridotto all’osso i rapporti tra USA e Cina, anche nella mente dei cittadini. Secondo un sondaggio del Pew Research Centre, infatti, solo il 22% degli americani intervistati vede di buon occhio la superpotenza asiatica. Ma “we will be back” – oltre l’approccio politico – quali cambiamenti comporterà?

Un approccio più inclusivo

La politica estera di Joe Biden verterà su un rapporto incentrato sul dialogo e su una retorica decisamente più diplomatica. La sensazione, infatti, è che a cambiare sarà sostanzialmente l’approccio, mantenendo però la posizione ferma (seppur non più intransigente) su Pechino. La politica che adotterà – sotto questo punto di vista – al contrario delle aspettative iniziali, non sarà trascendentalmente opposta a quella di Trump. Il nuovo presidente americano ha infatti ribadito più volte l’intenzione e la necessità di “essere duri” nei confronti della continua crescita della Cina.

Il terreno di scontro su cui la politica estera di Biden diverge da quella del tycoon è il modo di affrontare la politica estera stessa. È chiaro ormai che l’intenzione del democratico sia quella di riallacciare i rapporti con gli alleati storici allontanati da Trump nel corso dell’ultimo mandato presidenziale. Tornare quindi ai fausti di un’ Europa alleata faciliterebbe il quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti.

In primo luogo, fare fronte comune porterebbe nelle tasche americane abbastanza potere negoziale per contrastare Pechino su diversi temi spinosi (ad esempio, il cambiamento climatico). In secondo luogo, includere nuovamente il presidente cinese Xi Jinping porrebbe dei limiti all’avanzata della Cina che, isolata da Trump, aveva trovato la dimensione ideale per crescere in rumoroso silenzio sotto il punto di vista tecnologico.

Una guerra sottocutanea

La guerra commerciale tra Washington e Pechino, cominciata dapprima della presidenza Trump, nasconde in realtà una battaglia sottocutanea molto più profonda. Un grande campo di battaglia per questa guerra commerciale è quello della tecnologia. Trump ha enfatizzato lo scontro con i suoi provvedimenti contro Huawei e Tik Tok (due esempi su tutti). Uno scontro che sicuramente non terminerà con la nuova presidenza targata Biden-Harris, nonostante le sostanziali differenze con la politica isolazionista di Trump.

Senza dubbio la politica del democratico sarà più inclusiva. Il nuovo presidente ha infatti promesso di lavorare a stretto contatto con gli alleati tradizionali (Giappone, Corea del Sud ed Europa) per fronteggiare la Cina su temi che variano dai legami commerciali, a Hong Kong e alla tecnologia del 5G. Una prospettiva che non fa che spaventare Xi Jinping, il quale probabilmente rimpiangerà l’amministrazione repubblicana.

Il point of view cinese

“Rispettiamo la scelta del popolo americano” dichiara il portavoce del ministro degli affari esteri cinese Wang Wenbin. “Ci congratuliamo con il signor Biden e la signora Harris”, continua. Dichiarazioni che giungono dopo diversi giorni dall’esito delle elezioni e che, inevitabilmente, fanno pensare. Assodato che i nervi tra Washington e Pechino sono tutt’altro che distesi, cerchiamo di capire se, con la presidenza di Biden, i rapporti tra USA e Cina cambieranno.

Xi Jinping, sfruttando l’aperta inimicizia che l’ex presidente Trump ha sempre mostrato verso la Cina, è riuscito a consolidare la propria posizione in patria. Il leader del Partito comunista cinese ha contrapposto ad un’America ostile e isolazionista, l’immagine di una Cina responsabile e sicura.

Secondo quanto riportato dal Global Times, Washington non allenterà la pressione su Pechino, anzi la intensificherà. Ma è nell’interesse della comune che i due governi lavorino insieme per far sì che i rapporti tra USA e Cina si distendano.

Il caso del Mar Cinese Meridionale

Il mare su cui affacciano, oltre alla Cina, anche Vietnam, Indonesia e Filippine, sta diventando l’ennesimo scenario della battaglia tra USA e Cina. Il Mar Cinese Meridionale ha una grande importanza strategica grazie alla sua collocazione geografica. Ma perché è così conteso? Queste acque sono ricche di risorse naturali. Secondo le stime, questa estensione dell’oceano Pacifico ospiterebbe circa dieci miliardi di barili di petrolio. La Cina ha bisogno di mantenere il controllo di queste risorse, specialmente se intende fronteggiare gli Stati Uniti ed elevarsi a prima potenza asiatica.

Pechino, infatti, sulla base della “Nine Dash Line map”, ha reclamato circa l’80% di queste acque. Questa mappa, risalente al 1947, mostra i possedimenti cinesi nel Mar Cinese Meridionale. Nonostante il verdetto della Corte Permanente di Arbitrato dell’Aia consideri la mappa priva di valore, la Cina ha costruito alcune piattaforme artificiali adibendole a basi militari.

Gli Stati Uniti sono a conoscenza del valore strategico di questo specchio d’acqua e non hanno esitato ad intervenire per arginare le aspirazioni cinesi. La marina militare americana ha spesso condotto sopralluoghi e pattugliamenti militari.

Come cambieranno i rapporti tra USA e Cina? Insomma, la presidenza di Joe Biden riaprirà la strada al dialogo, mettendo da parte le ostilità dichiarate e la guerra via Twitter. La sensazione è che però, almeno per un po’, continueremo a rimanere alla finestra ad osservare il braccio di ferro tra le due superpotenze mondiali.

di Alessandro Rossetti