Bolsonaro e la drammatica gestione del virus in Brasile

06/20 • 4 min • Copia link

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Con il 55,29% contro il 44,71% di Haddad, ha la meglio. È il 28 Ottobre del 2018 e Bolsonaro vince le elezioni in Brasile. Due anni più tardi, rischia l’impeachment. Cosa è successo al tanto acclamato Jair Bolsonaro?

Jair Bolsonaro impavido continua a marciare, da bravo militare, verso la sua meta. Ma qual’è la meta di un presidente con un paese in piena crisi sanitaria? Bolsonaro punta alla “normalità” ma in una situazione di emergenza può esserci normalità?

Il coronavirus in Brasile

Il Brasile è uno degli stati maggiormente colpiti dal virus. Con circa il 60% di contagi al giorno (33.000), attualmente si contano 498.440 contagiati con 28.834 morti.

Un paese tanto festoso ed allegro, quanto enorme e complicato. Soprattutto nelle baraccopoli, dove la sanità è precaria e le regole se le fanno da soli. Un mondo a sé, una gestione a parte, anche se ora nulla è gestito, nulla è sotto controllo. Oltre alle favelas e alle grandi città con una densa popolazione come Rio de Janeiro e San Paulo, anche a Manaus, capitale dello stato di Amazonas, oggi si contano 2.052 indigeni morti per il Covid-19. 

Si parla di razzismo istituzionalizzato; i numeri trovati dal movimento indigeno se confrontati con quelli del Sesai (Segretariato della salute indigena), trovano discrepanze preoccupanti. Bolsonaro, dopo una prima negazione della difficile situazione nella Patria Amada, assume ora una posizione di negazione sulla gravità e grandezza del problema.

La gestione del virus

Dopo ripetute richieste da parte dei governatori, il presidente della Repubblica Federale del Brasile non introduce il lockdown. Una mossa che gli sta costando il consenso popolare.

Accusato più volte di condurre una politica irresponsabile, di disinformazione e contraria alle misure raccomandate dall’OMS (Organizzazione mondiale della sanità) e dalle stesse autorità sanitarie brasiliane, il presidente decide di allontanare quelle “vocine isteriche ed esagerate“. Tra queste, troviamo le parole di Mandetta e Teich, entrambi Ministri della Salute allontanati da Bolsonaro. La loro colpa? La forte pressione al distanziamento sociale e alla prevenzione. Proprio Teich, infatti, aveva ammesso,  in una videoconferenza del 29 aprile, che il suo governo non conosceva la reale portata del virus.

Tra crisi economica e crisi politica

Ad aggravare la situazione sanitaria del paese, oltre alla conseguente crisi economica causata dalla pandemia, che ha lasciato 5 milioni di brasiliani senza lavoro, e che potrebbe causare un calo storico del 5% del PIL, è la crisi politica.

Prima, Jair Bolsonaro licenzia il capo della polizia Valeixo, senza una motivazione ufficiale, anche se molti sostengono che il vero motivo fosse la vicinanza dei figli con la mafia brasiliana. Dopo, si dimette Sergio Moro, il Ministro della Giustizia brasiliano. Allora, la Corte Suprema su richiesta della Procura, decide di avallare un’inchiesta contro il presidente per corruzione, coercizione, prevaricazione e ostruzione della giustizia.

Sergio Moro, ha accusato Bolsonaro di avergli chiesto di sostituire il capo della polizia federale con uno più fedele. In questo modo avrebbe avuto maggiore accesso alle attività e alle indagini riservate della magistratura. Al termine delle indagini, il procuratore generale brasiliano, dovrà decidere se incriminare o meno il Presidente.

Un paese spaccato in due

Solo quattro anni fa, l’allora presidente del Brasile Dilma Rousseff fu allontanata con procedura di impeachment. Questa possibilità per Bolsonaro spacca il paese in due: il 45% è favorevole alle sue dimissioni, mentre il 48% si ritiene contrario.

Bolsonaro a cavallo tra i suoi sostenitori. Fonte: La Repubblica

Un ultimo dato ci lascia incerti e pensierosi. Il 45% reputa il lavoro e la reazione del presidente alla pandemia non soddisfacente. Jair Bolsonaro, poco preoccupato per la sua condotta, il 31 maggio si è concesso un bagno di folla fra i suoi sostenitori immuni e coraggiosi che in massa si sono accalcati per sostenere il loro leader e lui, come un valoroso guerriero sul suo cavallo, saluta la folla eccitata.

di Juliana Moura De Oliveira